E’ na capata

Per chi non lo sapesse “è na capata” (è una testata) è nello slang metropolitano giovanile napoletano l’equivalente di “è qualcosa che colpisce”, “è qualcosa di particolare”, “è qualcosa da segnalare”.
Purtroppo per me la capata in questione è stata proprio una testata. Quello che ho dato all’uscita della metropolitana a Ikebukuro. E che mi ha lasciato come inebetito (sono vietati i commenti) per un paio di minuti buoni.
Ma forse è meglio comnciare dal principio.
Un principio soleggiato. Che mi fa venire subito voglia di uscire. Decido di andare a fare clazione a Narimasu. Una ventina di minuti per arrivarci. Compro in una brasserie cornetteria varia e mi avvio sulla strada del ritorno. Luca dormirà ancora. E io lo faccio. Mangio per strada. Con discrezione [mordo il cornetto, lo ricaccio nella sua bustina di plastica (qui la cosa funziona così: entri, prendi un vassoio e un paio di “pinze” per prendere le cose, scegli cosa comprare, lo porti alla cassa, ti mettono ogni “pezzo” in una finissima ma resistente bustina di plastica, paghi ed esci) lo metto in tasca, mastico, ritiro fuori il cornetto, lo rimordo e così via discorrendo (la cosa non è così faticosa come sembra perché in realtà tre morsi bastano, anche due volendo)]. Ma lo faccio.
Poi mi fermo anche a un bar con l’insegna “Caffè di espresso”. Non arrischio il caffè. Ma il cappuccino è ottimo. Riparto e per le 9.30 a.m. sono di nuovo a casa.
Mi metto a lavorare all’intervista di Tonomura. Alle 11 a.m. ho appuntamento cn Franco Nori e intendo fargliela vedere.
Alle 10.40 a.m. sno fuori di casa. Devo fare il giro per arrivare al Riken, perché hanno cambiato il meccanismo di accesso e per pochi giorni (eh si, tra una settimana si torna) non mi va di riscrivere a Iwano san per chiedere il nuovo pass. Alle 11.05 a.m. (ho dovuto cercare na guardia giurata per farmi aprire, forse è il caso che chiamo a Iwano san) sono da Franco.
We look at Tonomura’s interview. E’ come sempre gentile e preciso.
Poi passiamo all’intervista vera e propria. Che si rivela estremamente interessante. Alle 0.20 p.m. sono fuori, in ritardo all’appuntamento con Luca (12.15 a.m. dale ragazze). Arrivo alle 0.30 p.m. Mangiamo. Torno rapidamente in stanza per lasciare le carte che avevo con me e ci dirigiamo verso Narimasu. Metropolitana fino a Ikebukuro. Testata. Ma questo già lo sapete.
La destinazione è Electric City (il nome del quartiere non lo ricordo, ma lo potremo aggiungere al ritorno con Luca in fase di review). Prendiamo varie cose carine (con la sezione regali stavamo molto indietro) e poi cominciamo a gironzalare per il quartiere. Io starei di buzzo buono. Luca non tanto. E quando non ha molta voglia diventa prima antipico poi anche un pò arrogante. La cosa un pò mi dispiace. E credo che se ne accorga. Perché di colpo cambia atteggiamento. Nel frattempo però non solo abbiamo comprato altre cose ad Electric City ma poi ci siamo spostati a Ikebukuro e lì abbiamo fatto dei colpacci di rima categoria.
A Narimasu compriamo roba dolce e salata e ce la portiamo a casa. mangiamo. Beviamo il succo che la mattina mi aveva dato Franco. Chattate e navigazioni varie (Danilo, Cinzia, Antonio, Salvatore, che finalmente riesco a sentire con grande gioia, Sara, che nonostante il tentativo di recupero, mi ha secciato anche questa volta – il soggetto è l’Inter – ma in fondo è stata colpa mia, non la dovevo provocare :-)).
E’ stata proprio nà capata.
Questa volta nel senso giusto. Che è stata proprio una bella giornata. Rilassata. Da turista. Per genio. E per caso.

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