Primo giorno di scuola

La notte è trascorsa tranquilla. Sveglia alle 5.30 am. Che per me non è una grande novità. Mi sento come al primo giorno di scuola. I 52 anni vissuti molto intensamente e la profonda, serena consapevolezza che non devo dimostrare nulla a nessuno non bastano. È il mio daimon. Sarà così – spero un giorno lontano -, anche di fronte alla morte. Voglia di tenere tutto in ordine. Tutto sotto controllo. Impossibile. Come spiego ai ragazzi durante il corso. In particolare in una situazione come questa.
Download posta. Navigazione su Repubblica.it per vedere che succede dalle parti di Veltroni e C.
Esco. Vado in mensa per la colazione. Prendo il vassoio. Mi avvicino al banco. Mi fanno un grande sorriso. Naturalmente ricambio. Dò un’occhiata in giro. Al sorriso aggiungo un inchino. Indietreggio, rimetto a posto il vassoio e mi avvio verso la mia postazione. Ho grande rispetto per la cultura e la cucina giapponese, ma la mattina proprio non ce a faccio. My apologize.
Si sono fatte le 9 a.m. Per prima cosa definisco meglio le domande da fare al Presidente Noyori. Poi le invio a Franco per chiergli di dar loro un’occhiata. Lui è preso da mille cose più importanti, ma so che non mi farà mancare il suoi aiuto.

Scrivo su Nòvalab un post su questo straordinario scienziato e ancora più bella persona. Gli mando una mail con il link. Lui mi risponde e mi spiega che sono esagerato, che nel suo lavoro non si scrive mai la parola fine, che lui è solo una tessera di un mosaico molto più ampio e importante. Questioni di understantment.

Alle 12 a.m. mi vedo con Luca. Mi dice che si è svegliato alle 2 a.m. e che ha avuto un momento di crisi. Che si è chiesto cosa ci faceva da solo in un posto come questo. Ma che ora va molto meglio.
Passeggiamo. Cerco di scacciare i miei sensi di colpa (anche questo fa parte del mio daimon, riesco a sentirmi in colpa anche in assenza di colpa; mi accade anche quando vedo la sofferenza dei bambini e delle persone costrette a vivere in condizioni che è difficile definire umane).
Chiacchieriamo del più e del meno quando accade il miracolo: un bar, nei pressi del RIKEN.  È bello, la temperatura è giusta, ha buonissime torte e fa degli splendidi cappuccini.
Mangio 2 fette di torta (diverse), Luca 1.
Un cappuccino ti cambia la vita. Per tutto il giorno sarà il mio unico pasto, ma sono contento.
Chiacchieriamo ancora un pò, poi io ritorno in ufficio. Domani è il N-Day (il giorno dell’intervista a Noyori) e sono alle prese con inglese, traduzioni, significati ecc.
Luca nel pomeriggio va alla Mac per l’adattatore necessario per collegarsi alla rete wireless.
Verso le 8 p.m. sono ancora in ufficio quando finalmente si accende il suo nickname su skype: operazione riuscita (anche per comunicare tra di noi, non avendo cellulari, è importante aver attivato internet).
Io ho passato il resto del pomeriggio a studiare inglese e a preparami al N-Day. Vado a H-Building (per questo mese abito qui, in una stanza al terzo piano (per noi il secondo, ma qui il piano terra non esiste).
A sera mi scrivo ancora 2 o 3 volte con Franco. Parlo via skype con casa, antonio, piero, cinzia, patrizia, luca.
Cerco di andare a dormire.

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